Mario Agostino*
Direttore per la pastorale
della cultura della diocesi di Acireale
Accoglienza, ascolto ed un porto sicuro cui approdare quando tutto e tutti sembrano chiudere ogni breccia di umanità. Compie 25 anni – si riporta in una nota stampa del Csve – l’Associazione Madonna della tenda di Cristo, nata nel Territorio di Acireale (CT), per dare una prima risposta alle innumerevoli, complesse e talvolta strazianti situazioni di disagio ed emarginazione di chi trova spesso e volentieri solo porte chiuse nell’indifferenza e nell’abbandono. Si tratta di una comunità che nella semplicità, nella rinuncia al superfluo e nella preghiera opera con impegno e dedizione, 365 giorni al’’anno, senza pause o vacanze, al fianco dei più deboli, accogliendo bambini, mamme e famiglie in grave difficoltà: consacrate e laici vi offrono ogni giorno il loro tempo, le loro capacità personali e le loro competenze professionali, realizzando progetti solidali, con particolare attenzione alle donne vittime di violenza, ai loro figli e ai nuclei familiari che avvertono disagi di natura economica, sociale e relazionale.
Un abbraccio materno di umanità ispirata dal Vangelo, che tenta, non senza fatiche e necessità, di rispondere alle numerose richieste di aiuto che quotidianamente giungono dai servizi sociali territoriali e dal tribunale dei minori, ma anche da tante persone che ne conoscono la realtà. Tre le comunità create in Sicilia, una in Brasile, impegnate nel portare avanti progetti personalizzati sostenuti da un’equipe qualificata che si adopera per un dignitoso reinserimento sociale. A venticinque anni dall’inizio della missione, orientata ad una fede con cui cercare di far crescere nella serenità tutte le persone che, per svariati motivi, hanno conosciuto dolore e sofferenza, la comunità può contare su una casa primaria, sita nel quartiere San Giovanni Bosco del comune di Acireale, che accoglie nuclei familiari e donne in difficoltà; su una casa vicina, sita nel quartiere di Santa Maria Ammalati, dove una famiglia affidataria collabora per un progetto di affido; su una casa di formazione, umana e spirituale, votata ad accogliere giovani provenienti da varie parti del mondo alla ricerca di una scelta di vita.
Dal 2014 è presente anche a Fortaleza, nello stato brasiliano del Cearà, con casa Betania, che accoglie 14 bambini abbandonati per un progetto solidale di integrazione.Basta trascorrere un po’ di tempo tra i volontari coinvolti nell’associazione per capire quanto la loro azione di solidarietà gratuita sia fondata sulla certezza che amore e cura per quanti bussano alla porta possano aprire orizzonti nuovi, anche nelle brecce scavata dall’angoscia. Diversi i progetti offerti nella comunità: incontri di formazione ed informazione, relazione d’aiuto, spazi per famiglie,
gruppi e sostenitori. Ma anche una fattoria didattica, la creazione di bomboniere solidali, il volontariato e il giardino degli aromi, tra le attività elaborate con l’intento di offrire un valido sostegno di natura psicologica, poiché in grado di favorire il rapporto con gli altri, ridurre lo stress e gli stati depressivi, attraverso un percorso di crescita che adotta lo stile di una grande famiglia imperniata sul reciproco supporto.
Uno stile mai cambiato, da quel 25 marzo del ’93, quando fu preso possesso di quel terreno che non offriva più di un povero rudere in una sciara, attraverso la firma del contratto con il proprietario. Più di 1000 le persone transitate, provenienti da una ventina di paesi di tutto il mondo, accolte come la cosa più cara, dopo quella madre che per prima bussò alla porta con i propri due bimbi il 2 settembre di 25 anni fa dopo gravi violenze subite (oggi sposata e felice in un’altra regione).
Tante vittime di periferie esistenziali, piagate da violenza fisica e verbale, da stupri, dall’illegalità di Cosa Nostra, dalla pedofilia, ma anche vittime di dipendenza e della tratta. “La vita è una e dobbiamo saperla vivere altrimenti a ‘mio marito’ cosa racconto?” Spiega suor Rosalba La Pegna, propulsore instancabile della comunità fin dalla posa della prima pietra insieme a suor Alfonsina Fileti. Un’opera costante, corroborata nonostante tanti ostacoli e mancanze di collaborazione ingiustificate, data la portata della missione: “Quando ti dicono ‘grazie, perché se sono quello che sono, pronto di nuovo ad affrontare la vita, lo devo a voi’, la tentazione di mollare dura poco più di un attimo, lasciando il posto alla volontà di vivere una maternità a 360 gradi…anche perché fino a che continuo a vedere un miracolo dopo l’altro, rifarei tutto quanto ho fatto in questi 25 anni” confida suor Rosalba, il cui marito
in questione è, evidentemente, identificabile spiritualmente in alto, ma proprio in alto… Un volontariato sempre pronto a “sporcarsi le mani” sulla sequela di “un padre” come don Giovanni Bosco, talvolta anche ignorato, se non addirittura strumentalizzato nonostante la purezza della sua missione gratuita. Una missione iniziata senza neanche un allacciamento una strada, con erbacce da tagliare per giorni e una sciara abbandonata che ad oggi è un ricordo lontanissimo. Anche grazie all’attività di compagni di strada preziosi come Gianni Cannavò, Lucia Ramellini, Antonella De Dominicis e Teresinha Pereira Do Jesus, e alla solidarietà di chi, come la Protezione civile di Trento, donò ben dieci casette per l’accoglienza, cui si aggiunsero le due donate dal Lions Club International, quella donata dalla Croce rossa Acireale-Catania, quella donata da un privato e quella dalla stessa ditta che le ha costruite. Tutte provvidenziali, per ospitare anche la cinquantina di persone che abitano oggi la comunità. Per festeggiare i 25 anni di attività, la comunità indirà nell’arco di un anno una serie di appuntamenti formativi, che culmineranno con il convegno previsto per il 2 luglio 2019, intitolato “ALLARGA LO SPAZIO DELLA TUA TENDA”,cui sarà presente, insieme a teologi, sociologi e referenti di associazioni di volontariato, il vescovo della diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti.
Lascia un commento