“Chi siamo”, “Cosa facciamo”, “Come viviamo”.
Fonte del 29/12/2014: La Vode dell’Jonio – Testata d’informazione di ispirazione cristiana fondata nel 1958 da Orazio Vecchio
“Preghiamo, accogliamo, condividiamo” è scritto sul foglietto che presenta la Comunità “Madonna della Tenda”. Ed è un programma conciso al massimo eppure ricco. La comunità, guidata da suor Alfonsina, suor Rosalba e suor Lucia, ha sede a San Giovanni Bosco, Acireale, al confine con Santa Venerina, proprio nella zona “Scura” dove il terremoto del 2002 picchiò forte. E, per la piccola comunità, che si era appena insediata in una casa di campagna, il sisma risultò provvidenziale.
Perché, se costrinse i suoi membri ad abbandonare la casa, li fece incontrare con quanti avrebbero permesso, con la loro generosità, un rilancio di quel nucleo di persone di buona volontà che si offrivano per l’ascolto, l’accoglienza e la cura dei bisognosi. Fu la Protezione civile del Trentino a costruire, in poche settimane, una dozzina di moduli abitativi, pronti per l’uso. Poi fu riparata a ingrandita anche la casa. E la Comunità “Madonna della Tenda” mise le ali.
E oggi si presenta con tre titoletti: “Chi siamo”, “Cosa facciamo”, “Come viviamo”.
Chi siamo. “Come consacrati della Pia Associazione ‘Madonna della tenda di Cristo’ viviamo la vita religiosa dell’annuncio del ‘Dio che si china sui poveri e lava loro i piedi’. Fanno parte con noi i membri del Gruppo della Promessa”.
Cosa facciamo. “La nostra vita con i poveri, garantendo loro l’indispensabile per vivere una vita dignitosa e ricca di valori. Per questo abbiamo costituito una cooperativa sociale per aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro”.
Come viviamo. “Affidandoci alla divina Provvidenza nella semplicità della vita quotidiana, testimoniando la gioia dell’essenzialità e della rinuncia al superfluo”.
“La nostra porta è sempre aperta – afferma suor Rosalba -. A chi bussa, nel puro spirito evangelico, verrà aperto. E non gli sarà chiesto da dove viene, di che religione è e perché chiede aiuto”. E così la casa di San Giovanni Bosco oggi conta una sessantina di unità, tra le quali immigrati dall’Asia e dall’Africa, grandi e piccoli. All’inizio i primi ospiti erano donne in stato di disagio o, comunque, in difficoltà; ben presto si preferì di non selezionare i bisognosi; e così ci sono mamme con i figli e famiglie intere. Ciascun nucleo vive in una casetta ai piedi della collinetta in cima alla quale ci sono i locali comunitari, dove ci si riunisce per stare e consumare i pasti insieme e anche per svago. Tutti rispettano le regole della comunità, che non sono per niente rigide. E tutti si aiutano l’un l’altro, rendendosi disponibili per i “lavori di casa”.
L’inaugurazione del campo sportivo
Nella comunità nessuno sta senza fare niente; chi non lavora si occupa in loco. Così c’è chi presta la propria opera nei lavori di manutenzione generale e chi aiuta scolari e studenti a fare i compiti di scuola. In tanti lavorano nella cooperativa sociale fondata dalla stessa comunità, nel panificio e nella cartoleria, altri in altre cooperative o da privati, ad Acireale e in altri centri vicini.
Recentemente è stata aperta quella che, in comunità, chiamano fattoria, abitata da una asina e un asinello, alcune pecorelle, molte galline e altri animali da cortile; ne hanno fatto un luogo didattico per i bambini aperto elle visite scolastiche, del resto già avviate.
Nell’area comunitaria ci sono anche una chiesa all’aperto, un campetto sportivo, una sala riunioni che funge pure da biblioteca, un forno a pietra (che pare abbia avuto grande successo anche tra gli amici della comunità).
Antonio Sorbello
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